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Autore:

 

Italo Persegani

Genere:

 

Romanzo

Anno:

 

1999

Pagine:

 

160

Prezzo:

 

15.000

Collana:

 

Mecenate 06

ISBN:

 

88-86483-06-6

La Prefazione di Evaldo Violo 


Quella che si dipana nella trama del libro è una vicenda gialla dall'esito non scontato, ma anche il racconto di un animo lacerato dallo scontro fra i ricordi e la realtà della terra siciliana. Per il suo esordio narrativo Italo Persegani, che siciliano è a titolo della giovinezza trascorsa sull'isola, ha corso il rischio di parlarci di una Sicilia odierna, etnea agli inizi del mese di settembre quando nulla fa pensare all'incipiente autunno fuori che un lieve animarsi di tendaggi, segno di brezza che per quanto tenue sale a smorzare il dominio della controra: le persiane sono ancora socchiuse a filtrare l'impazienza della luce e nella penombra tutto sembra assumere un ritmo placido e indolente. Nel paese che fu feudo dei baroni d'Avalos, e che conserva e degrada una cattedrale barocca e un centro storico di stemmi e di balconi, Vittorio Palagonia, giudice presso la Corte d'Appello di Milano, torna per il funerale della madre. Sono passati venticinque anni dall'ultimo soggiorno nel paese, venticinque anni da che fece inutilmente condannare don Alfio Petralia, latitante e boss mafioso della zona, e tanto tempo non è senza lasciare traccia. Il giudice Palagonia possiede ormai uno sguardo che in virtù della lontananza è in grado di cogliere assai più nettamente le implicazioni prospettiche, ma che non gli vieta tuttavia di riavvicinarsi a un passato da cui credeva di aver preso congedo. […]Come un antico paladino di Francia, caro ai cantastorie girovaghi della Sicilia, il giudice viene a trovarsi solo di fronte ai tentacoli del mostro, quali rivivono negli ostacoli sulla via della verità.Una verità che non è poi un semplice scioglimento di caso giudiziario, ma un qualcosa di molto più complesso, che rimanda ai legami sotterranei, così difficili da cogliere, di un uomo con le proprie radici, con una terra che si anima di presenze misteriose e interroganti, come un ramarro di terrazza, una falena, un muggine di scoglio, gli antichi signori dell’isola favolosa prima che fosse preda degli umani e delle loro insensatezze. Qui la scrittura sobria di Persegani sa toccare momenti di intensa suggestione, di lirismo scarno ed essenziale che si inseriscono con calcolata giustezza nell’ordito del racconto di impegno civile. E proprio questo saper oscillare dal fantastico alle esigenze di una trama che avvinca il lettore costituisce la nota più originale del libro.